Solvitur ambulanda
N.B.: Il presente blog non costituisce testata giornalistica, né ha carattere periodico, essendo aggiornato in base a come pare a me. Pertanto, non può essere considerato in alcun modo un prodotto editoriale, ai sensi della Legge n. 62 del 7-03-2001.

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venerdì 14 settembre 2012

Petrushka, non ce n'è mezza...

Petrushka è un personaggio della tradizione russa, una marionetta dal corpo di segatura e la testa di legno che prende vita e riesce a provare dei sentimenti. simile per molti versi al nostro Pinocchio, essere plasmato dal legno che prova passioni le quali provocano il desiderio di vivere una vita umana. Le sue movenze a scatti possono essere interpretate come il tormento delle emozioni imprigionate in un corpo di burattino.
Petrushka è protagonista di una storia, i cui altri personaggi sono Ballerina, il Moro e il mago Ciarlatano.
Petrushka mena una vita miseranda fra le angherie di Ciarlatano e si strugge per l'amore non ricambiato per la marionetta Ballerina, cui egli tenta continuamente di dichiararsi, venendo puntualmente respinto. Per giunta  Ballerina è attratta dal Moro, con cui inizia una relazione.

Ho sentito parlare di questo personaggio qualche mattina fa alla mia trasmissione radiofonica preferita, dal titolo Qui Comincia, che va in onda tutte le mattine su Radio 3. Ho trovato delle affinità tra me e questa marionetta in questo sentimento di amore non corrisposto, visto che di recente ho provato questa esperienza che mi ha segnato e dalla quale sto ancora faticosamente cercando di uscire.

Ieri sera sono andato a sentire un concerto della mia amica Rita Cervellati, valida e valente cantante jazz. Tra i pezzi della serata ha proposto una bellissima interpretazione di uno standard dal titolo (I Don't Stand A) Ghost Of A Chance With You, che se lo volessimo tradurre un po' alla bolognese suonerebbe come "Non ce n'è mezza". Anche questa è una storia - in musica - di un amore non corrisposto.

In questa sede voglio condividere con voi una scena del balletto di marionette Petrushka e una versione di Billie Holiday della canzone sopracitata.

Buona visione e buon ascolto.





lunedì 3 settembre 2012

Estate

La pioggia e i temporali finalmente giunti dopo tre mesi di secco (la terra ringrazia) stanno cancellando quel che resta dell'estate con un colpo di spugna.

Strana stagione l'estate, ci lamentiamo del caldo afoso e delle zanzare quando l'abbiamo, salvo poi rimpiangerla quando le foglie iniziano a cadere.

Una volta, prima del trasloco che ha contribuito a farmelo perdere, possedevo un disco di Chet Baker, che ascoltavo spesso. Era una raccolta ed una delle tracce era un arrangiamento di "Estate" di Bruno Martino.
Mai canzone fu più adeguata come adesso, sono impossibilitato a farvi sentire la versione di cui ero in possesso, comunque condivido con voi questa traccia scovata su Youtube, si tratta di un'estrapolazione di una registrazione databile al 1983, il pezzo fu inciso a Bruxelles. Buon ascolto, se anche voi volete lasciarvi pervadere dalla dolce e sacra malinconia che scaturisce dalle note di questo brano.

A la prochaine.


mercoledì 29 agosto 2012

Un'alternativa per uscire dalla crisi

Eccomi ritornato dal luogo di villeggiatura agostano, fra poco si ricomincerà a lavorare. Ho trascurato per un po' il blog, tuttavia nel frattempo ho lavorato a questo progetto, che ora condivido con voi.
Si tratta di un testo che voglio riproporre per via della sua attualità nonostante sia datato 1969. Si tratta della sintesi del rapporto al XII Congresso del PCI a Bologna, datato 8 febbraio 1969. L'allora segretario Luigi Longo, partigiano e costituente, a capo del più importante, organizzato, avanzato e democratico partito comunista dell'Europa occidentale fa una lucida ed esaustiva analisi della situazione politica, economica e sociale dell'epoca, tutt'ora attuale alla luce degli ultimi fatti di cronaca politica, con un capo del governo non eletto per mandato popolare (bensì nominato da un presidente della repubblica attualmente in aperto contrasto con uno dei tre poteri dello Stato, quello giudiziario), il quale getta fumo negli occhi al popolo italiano ventilando che l'anno prossimo, nel 2013, usciremo dalla crisi. Questa qui è fantascienza e fantapolitica nella misura in cui l'attuale governo non sta predisponendo politica alcuna in favore dei giovani. Le affermazioni di Monti rimangono pertanto su un piano, a mio avviso, di pura demagogia ed utopia.
Al di là comunque delle vostre personali convinzioni politiche vi invito a leggere il testo , ma non prima di aver liberato la mente da possibili preconcetti ideologici. Rimarrete sorpresi da una visione ampia ed includente:
 
 
Buona lettura e buone riflessioni. A presto.

sabato 21 luglio 2012

Rieccomi

Rieccomi di nuovo qui dopo un'assenza di poco più di un mese. Uno scampolo di ferie a giugno, una trasferta per lavoro, poi ancora lavoro, lavoro, tanto lavoro, molto lavoro mi hanno distolto dalle mie nicchie di soddisfazione.
Oggi voglio cogliere l'occasione di trattare un argomento che riguarda il paese dove sono cresciuto e dove tutt'ora vivo, Castel Maggiore, paese di poco meno di 20.000 anime nell'immediata periferia nord bolognese, paese che entrerà a far parte della futura (forse) città metropolitana, paese sviluppatosi prevalentemente nell'800 come borgo a vocazione industriale, il secondo più importante dell'allora Stato Pontificio, con gli opifici che poterono nascere grazie all'utilizzo della forza idrica del Canale Navile, paese che un nostro concittadino storico - forse di mentalità più scientifica che umanistica - avrebbe definito senza nessun pregio artistico o storico e per essere il paese di origine del pilota Alex Zanardi.
In parte questa affermazione è vera ma vorrei dissentire e la fotografia in questo caso mi fornisce argomenti di trattazione.
Lo spunto per questo post è dato da un paio di mostre fotografiche, una, tenutasi ad ottobre dell'anno scorso a cura di Antonio Marcuz, l'altra riguarda la "seconda parte" di T arcôrdet Castèl Mażåur? (Ti ricordi Castel Maggiore?), mostra dedicata a scatti del passato e vecchi dagherrotipi del nostro comune.
Antonio Marcuz è il fotografo ufficiale del Comune di Castel Maggiore. Da anni ritrae scorci inattesi, paesaggi inconsueti e sorprendenti di Castel Maggiore, ed eventi civili, culturali, associativi che segnano la vita della nostra comunità. E il fatto di ritrarre scorci inattesi, paesaggi inconsueti e sorprendenti si pone in contrasto con l'affermazione che vorrebbe il paese mancante di pregi e di attrattiva, nella misura in cui l'occhio attento ed osservatore del nostro amico fotografo è riuscito a tirare fuori la bellezza e la metafisica da cose piccole, semplici, minimali.
Vi pongo qui di seguito una selezione di scatti, giudicate voi nella misura in cui il concetto di bellezza varia da individuo ad individuo.








 
Queste qui di seguito sono vecchie foto in bianco e nero,  vecchie cartoline dell'800 rieditate che ritraggono il borgo di Castel Maggiore dell'epoca. Il baricentro ora si è spostato da tutt'altra parte, dalla parte sinistra della ferrovia che collega Bologna a Venezia e quello che all'epoca era il centro del paese ora è solo una delle tante frazioni, Castello, quella più storica.

 Il paesaggio circostante il vecchio torresotto di San Pierino al giorno d'oggi è - a mio avviso - deturpato dalla costruzione di un anonimo edificio casermone e da un palazzo che, quando sarà ultimato, sarà in vetro e ferro.

 Il Viale dei Pioppi, oggi via Matteotti



 Il Palazzo Hercolani, chiuso, murato e disabitato ormai da lungo tempo, necessiterebbe un restauro

 Un'altra veduta del Viale dei Pioppi...

 ...successivamente i Pioppi vennero tagliati e il viale prese il nome di Viale Umberto I

 Altra veduta del vecchio borgo

 
Perché ho deciso di postare queste fotografie? Perché l'esercizio della memoria storica è importante e non mi stancherò mai di ripetere che - per quanto ormai banale possa apparire questa affermazione - riusciamo a capire dove stiamo andando solo se capiamo e sappiamo da dove veniamo e non dimentichiamo il nostro passato.
Vi faccio un esempio di come possiamo aver cancellato un pezzo di memoria del nostro passato. Tutti gli anni a Capodanno si tiene il famoso concerto a Vienna con i Wiener Philarmoniker ed ogni concerto si chiude, tra battiti di mani e gaudio degli spettatori, con la Marcia di Radetzky. Badate bene, ho detto gaudio degli spettatori laddove invece ad esempio quantomeno noi italiani dovremmo dissociarci da questa festa, in quanto Radetzky, nelle sue vittorie militari contro Carlo Alberto durante il Risorgimento è ricordato ancora oggi in Austria come un eroe nazionale, quando per noi fu il simbolo dell'occupazione austriaca sul suolo italico e l'uccisore di molti patrioti italiani.
Io con la marcia di Radetzky non festeggio. E sapete perché? Perché io coltivo la memoria storica. Coltivare la memoria storica è un esercizio costante.

lunedì 18 giugno 2012

Tajévval

File di alberi sugli argini dei canali, nella Bassa occidentale bolognese, le chiuse, il piattume che permette di distinguere chiaramente, nelle giornate di sereno, quando non c'è la tipica foschia dell'umidità, le tre fasce del territorio: la pianura, la collina e l'Appennino, fino al Monte Cimone. I tramonti più struggenti della mia vita li ho sempre visti nella Bassa, con gli orizzonti delimitati dai pioppeti e dalle sparse case coloniche con l'adiacente stalla e ancora il pozzo, costruzioni che si possono far risalire, a volte, addirittura al Diciassettesimo secolo.
Tivoli, non il comune in provincia di Roma, bensì la frazione nel comune di S. Giovanni in Persiceto, è già di per sé un luogo limitato e circoscritto. Una frazione non bastava, bisognava crearne un'altra lì vicino, Ducentola.
In frazione Ducentola alcuni amici hanno compiuto la scelta coraggiosa di mettersi in società per comprare un vecchio rustico della seconda metà dell'Ottocento, che sarà da ristrutturare. La casa è così grande che ci possono vivere tranquillamente tre famiglie da stare larghe e non pestarsi i piedi. E tutt'intorno un ettaro di terra dove pianteranno alberi da frutto, ortaggi e dove insedieranno animali da cortile. E poi la frescura, il silenzio, la quiete olimpica, assoluta e cosmica della sera che ti rimette in pace con te stesso, il tuo prossimo e il mondo. Che bel posto, che cielo stellato ho potuto ammirare ieri sera, che bella festa in compagnia di tanta gente buona e simpatica, riunitasi per l'occasione di questo "battesimo laico", per augurare ogni bene a questi bravi ragazzi generosi che hanno deciso di intraprendere questo cammino di decrescita felice. Vi auguro tutto il bene del mondo e buon cammino, di cuore.
Non è vero che la pianura è solo piatta e mancante di peculiarità. La pianura allena ad avere non una visione globale o di insieme, bensì abitua l'occhio al particolare, alla visione di elementi, di singole caratteristiche del paesaggio, di scorci, per trovare alle volte angoli che hanno ancora la capacità di farci struggere e commuovere. Smettiamola di consumare questo territorio, il nostro territorio e preserviamo l'ambiente agreste che a volte siamo ancora in grado di ritrovare, bello e quasi inalterato, nonostante ormai ci sia tutto questo inurbamento quasi selvaggio che fa perdere i contorni alle cose in periferia e rende tutto promiscuo, indistinto, scevro ormai di ogni vera funzione primigenia.

sabato 9 giugno 2012

Miopia

Vi ricordate quando più di 30 anni fa l'ultimo grande statista che abbiamo avuto in Italia, Enrico Berlinguer, aveva sollevato la questione morale contro l'allora sistema di potere imperante? Egli disse che i partiti erano macchine di potere e di clientela che gestivano interessi, i più disparati, contradditori e a volte loschi. Nel lanciare la questione morale, ovviamente Berlinguer ci teneva ad affermare la diversità del suo Partito rispetto agli altri partiti. Il suo sogno e la sua speranza erano quelli di cambiare in meglio l'Italia.
I partiti di allora non esistono più, eppure il problema della questione morale in Italia resta, metastatizzato ormai anche nel settore privato.
Non è più solo un problema di politici che prendono illecitamente soldi per finanziare illecitamente i loro partiti, oppure politici che favoriscono amici per ricevere in cambio denaro e altre cose. Stiamo parlando di un cancro che ha raggiunto ogni aspetto della società civile e che investe pure banchieri e calciatori, arrivati a percepire tangenti per truccare le partite.
Ne consegue che la questione morale, da problema meramente politico, si è trasformata in un problema economico, arrivando forse persino ad essere causa del mancato sviluppo del nostro Paese nell'ultimo ventennio. E allora forse la si dovrebbe smettere di voler ogni volta attaccare ed intaccare l'articolo 18 e si dovrebbe iniziare a domandarsi che forse le nostre aziende, se non crescono, non è colpa dell'articolo 18, ma dell'amoralità diffusa nel nostro Paese. E vi spiego perché. E' stato statisticamente rilevato che nei Paesi ove c'è più fiducia nell'onestà e rettitudine dei propri concittadini le imprese sono di dimensioni più grandi. Questo perché si crea una situazione favorevole al titolare, il quale può delegare i propri poteri perché si fida dei propri dipendenti (più delega, più alto potrebbe essere il rischio che un dipendente infedele approfitti della situazione, rubando o arricchendosi alle sue spalle).
Ne consegue che la mancanza di fiducia rende impossibile delegare e questo porta le imprese a rimanere concentrate, con il controllo esso stesso concentrato nelle mani di una sola persona o un gruppo ristrettissimo di persone, le porta a rimanere medio-piccole, a non crescere, espandersi.
La mancanza di fiducia impedisce anche la meritocrazia e i sistemi di selezione secondo principi meritocratici. Se si teme che un dirigente possa essere non degno di fiducia, allora si preferisce puntare sul familiare (nipote o comunque parente) o sull'amico, anche quando costui dimostra di non essere totalmente competente. Ecco perché la qualità dei nostri manager in Italia non è delle migliori, perché si preferisce premiare la fedeltà alla "famiglia" piuttosto che le competenze.
Perché in Italia non ci fidiamo? Perché sappiamo che nel nostro Paese prevalgono i furbi a scapito degli onesti. In Italia abbiamo un conflitto di interessi assai diffuso e tuttavia non viene percepito come un problema al quale dare immediata risoluzione.
Per tornare alla politica, fintantoché la questione morale continuerà ad essere sfruttata come mero pretesto per affermare la presunta superiorità della propria parte politica rispetto agli avversari, ogni tentativo di riforma sarà sempre destinato a fallire. Ribadisco, senza fare demagogia o populismo alla Beppe Grillo - lungi da me - marce sono le persone al potere perché marcio è il sistema di valori. Per adesso siamo solo allo stadio di consapevolezza diffusa tra la popolazione che questa amoralità diffusa non può più essere tollerata. Però torno a dire che la politica non adrebbe rottamata, bensì risanata e riformata (richiamandomi a quell'articolo della Costituzione italiana che sancisce che i partiti sono necessari allo scambio democratico nel Paese). E se questa consapevolezza sull'amoralità della politica in Italia la trasferissimo anche sulla crisi economica nera che stiamo vivendo adesso? Forse nascerebbe una coscienza concreta su questo argomento che non c'è più tempo di aspettare e che bisogna cambiare.
Per concludere dico che sono e rimango un idealista, una persona con un concetto "alto" della politica, che non deve essere mestiere o strumento utilizzato per il proprio tornaconto personale, bensì deve essere una missione, una dedizione nei confronti del prossimo. Ribadisco che per me i partiti non sono tutti uguali e penso a tutti quegli esponenti politici del passato che si sono distinti per integrità morale, per essere persone che, dedicandosi alla politica, apprendevano seriamente tecniche di gestione della cosa pubblica e anche un'etica della dedizione. Queste persone hanno fatto tutte una generosa gavetta nelle associazioni giovanili prima di entrare nel partito e per la scelta fatta non hanno messo su nessua impresa privata, nessuno studio professionale, nessuna fabbrica o impresa edile e pertanto, una volta entrati in Parlamento o al Governo, non dovevano né salvaguardare, né incrementare le proprie ricchezze o rendere favori a chicchessia.
Prendete nota.

***

Inorridiamo nei confronti della Russia di Putin che continua a difendere a spada tratta il regime di Assad proprio perché la Siria è il principale acquirente delle armi di fabbricazione russa.
Ma se solo sapeste che la dittatura del Turkmenistan, l'autoritario Gabon o l'Algeria sono solo alcuni degli acquirenti delle esportazioni di armi di fabbricazione italiana inorridireste anche in questo caso. Stiamo parlando di zone di conflitto o zone dove si verificano reiterate violazioni dei diritti umani. Il settore degli armamenti è uno dei pochi a non conoscere crisi. Complimenti.